Con delibera del 24 aprile la Giunta UCPI ha proclamato lo stato di agitazione contro lo scempio del processo penale da remoto.
L'UCPI ha preannunciato, "ove l’odierno impegno del Governo e del Parlamento di immediatamente escludere, con il primo provvedimento legislativo utile, dalla celebrazione dei processi da remoto sia gli atti di istruttoria dibattimentale (esame testi, periti e consulenti) sia le udienze di discussione, non dovesse avere seguito, la adozione delle più determinate forme di protesta per impedire che lo scempio del processo penale oggi approvato possa avere concreto seguito nella giurisdizione del nostro Paese".
In tale contesto, è da sottolineare che le novità legislative sono state "travestite" da emergenziali, e così introdotte in modo stabile nel nostro ordinamento sfruttando la ghiotta occasione dell'emergenza sanitaria, senza un serio confronto delle forze parlamentari, e in forza di una legge di conversione su cui è stata chiesta la fiducia.
Ulteriormente preoccupanti sono le esternazioni del ministro Bonafede il quale, proprio il 25 aprile, mentre l'Italia festeggiava la liberazione da forze non democratiche, si è premurato di scrivere che "D’accordo col Presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra, siamo pronti a intervenire a livello normativo. Alcune delle proposte verranno inserite nel prossimo decreto legge". Decreto che, mirando a far fronte all'emergenza sanitaria in corso, godrà probabilmente delle già note sorti fiduciarie nell'iter parlamentare di conversione, e sarà probabilmente ancora una volta pretermesso ogni confronto serio e democratico nelle aule parlamentari.
Prosegue, il Ministro, relazionando sul fatto che ha attivato "tutti gli accertamenti interni ed esterni, anche presso l’ispettorato, sulle varie scarcerazioni", laddove non sono tanto gli Uffici della magistratura di sorveglianza a meritare l'attenzione di controlli interni, quanto, piuttosto, le condizioni (anche di affollamento) delle strutture detentive.
La preoccupazione dell'UCPI è alta, e il nostro ruolo è quello di diffondere, per quanto possibile, una cultura giuridica che sia rispettosa dei principi fondamentali del nostro paese.
L'UCPI ha preannunciato, "ove l’odierno impegno del Governo e del Parlamento di immediatamente escludere, con il primo provvedimento legislativo utile, dalla celebrazione dei processi da remoto sia gli atti di istruttoria dibattimentale (esame testi, periti e consulenti) sia le udienze di discussione, non dovesse avere seguito, la adozione delle più determinate forme di protesta per impedire che lo scempio del processo penale oggi approvato possa avere concreto seguito nella giurisdizione del nostro Paese".
In tale contesto, è da sottolineare che le novità legislative sono state "travestite" da emergenziali, e così introdotte in modo stabile nel nostro ordinamento sfruttando la ghiotta occasione dell'emergenza sanitaria, senza un serio confronto delle forze parlamentari, e in forza di una legge di conversione su cui è stata chiesta la fiducia.
Ulteriormente preoccupanti sono le esternazioni del ministro Bonafede il quale, proprio il 25 aprile, mentre l'Italia festeggiava la liberazione da forze non democratiche, si è premurato di scrivere che "D’accordo col Presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra, siamo pronti a intervenire a livello normativo. Alcune delle proposte verranno inserite nel prossimo decreto legge". Decreto che, mirando a far fronte all'emergenza sanitaria in corso, godrà probabilmente delle già note sorti fiduciarie nell'iter parlamentare di conversione, e sarà probabilmente ancora una volta pretermesso ogni confronto serio e democratico nelle aule parlamentari.
Prosegue, il Ministro, relazionando sul fatto che ha attivato "tutti gli accertamenti interni ed esterni, anche presso l’ispettorato, sulle varie scarcerazioni", laddove non sono tanto gli Uffici della magistratura di sorveglianza a meritare l'attenzione di controlli interni, quanto, piuttosto, le condizioni (anche di affollamento) delle strutture detentive.
La preoccupazione dell'UCPI è alta, e il nostro ruolo è quello di diffondere, per quanto possibile, una cultura giuridica che sia rispettosa dei principi fondamentali del nostro paese.